Paolo Carosone


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Maurizio Fagiolo

TEXTS > Writings on the Artist

MEMORIA DELLO SPECCHIO
Dizionarietto per Paolo Carosone



Soltanto a leggere le note biografiche inserite nei suoi cataloghi di ieri, si colgono due momenti: il mondo intero inteso come scena del proprio lavoro (a nessun paese è estraneo, tranne forse che all'Italia), l'humour che verifica sperimentalmente la memoria.
Una calcolata enciclopedia del possibile, sento di leggere in questi lavori 1991, una sorta di arca di Noè dei miti XX secolo (anzi, una raccolta di tutti i miti che il nostro secolo ha riabilitato). Oggi un pittore fin-de-siècle come Paolo Carosone (altrove lo definirebbero Post Modern) può soltanto compiere una conservazione enciclopedica dell'immagine. Con il gusto, tutto mentale (e sofista), di arrestare lo spazio e bloccare il tempo nel mito eterno di una freccia che non colpisce mai il bersaglio, di un piè veloce che viene regolarmente superato...
II lavoro di grande esattezza e bellezza (ma sì, torniamo a usare la Temuta Parola) riesce a velare di profondo gli antichi problemi dell'enigma e dell'ermetismo. Quelli che mi proverò a indicare in questo dizionarietto.
E l'operazione artistica vera e propria? Come esistono alcuni pittori che operano un paziente surplace sul problema della pittura (e sono tra i più interessanti oggi), così Carosone si ferma analiticamente sul problema della grafica. Un iper-disegno.

BILICO (vedi TEMPO)
Come un collage, si presenta l'immagine finale di Carosone. Ma in effetti è un mondo in bilico. Un frammento si appoggia all'altro generando la figura; mentre il compito che si riserva l'artista è proprio questo: cogliere l'attimo istantaneo in cui le cose sono così, e poco prima non lo erano e tra un attimo non lo saranno più... Bloccare un mondo inesistente nell'emisfero dell'esistenza. Con il metodo del gioco, tramandare ai posteri un castello di carte. Rispecchiare nel lavoro quotidiano la doppiezza e crudeltà dell'esistenza sulla lama di una spada...

FOTOGRAFIA
La tecnica grafica si riallaccia alla tecnica foto-grafica. Ma senza la stanchezza di recenti operazioni (che sono la mimesi di una tecnica e non la sua esaltazione). Più le cose sono vere, tanto più risultano immaginate. L'assoluto "più vero del vero" è proprio il tramite scelto da Carosone per arrivare all'impalpabile poesia dell'immaginario.
La tecnica della camera oscura si coglie nel ritratto. In questi ritratti non c'è tuttavia la posa del gabinetto fotografico. È tutto un discorso sul metodo del tempo. II pargolo Federico si specchia nella scritta esplicativa (guarda il futuro); la piccola Leonetta scruta l'iscrizione che la qualifica; l'adolescente Antonio interroga l'età (quel lisippeo eros nella gabbietta)...

GRAFICA
Una scelta finale, e non un punto di giudizio. Quando esponeva alla Calcografia Nazionale di Roma (1966) era Maurizio Calvesi a spiegare che la grafica è il mezzo più utile per interpretare la tecnica del reportage (la più à-la-page in tempo di pop art) alla ricerca di un "comun denominatore".
E, in effetti, il foglio bianco di Carosone finisce per azzerare quel mondo sfaccettato che sul foglio viene ad assemblarsi. Quel disegnare con la mina sottile vuole accostare i frammenti d'immagine per azzerarli. E il disegnare diventa (eredità surrealista) l'automatica rivelazione dell'inconscio, la riscoperta del profondo (mina come minerale). Un segno graffiante e inclemente un po' diireriano e tanto metafisico...


ICONOGRAFIA (ICONOLOGIA)
Troppi sono i temi e i significati esibiti per non indurci a sospettare che in realtà Carosone vuole divagare dalla interpretazione pignola e unilaterale. Vorrei dire che non passa attraverso Erwin Panofsky ma torna direttamente alle fonti, per verificare (magari scambiandole) quelle antiche enciclopedie: Cesare Ripa e gli Emblemata, l'Iconologia di Vincenzo Cartari, le Immagini degli dei degli antichi di Andrea Alciato...
Immagine addizionata crea sottrazione; immagine moltiplicata si divide.
Non c'è soluzione al problema perché non esiste il problema. L'unico problema è quello di sempre: l'esistenza. In realtà, la vera tematica è quella dell'immagine con la i maiuscola: i salti di scala dichiarano che non c'è una immagine a sé stante ma il suo confronto con l'immagine composta di immagini, come sapevano bene che de Chirico e Savinìo che lessero l'enigma come in uno specchio: oscuramente...

MEMORIA (vedi TEMPO)
Per molto anni nella sua vita, Carosone si è proiettato nel futuro. II missile era il suo indice puntato verso l'universo; la macchina era il metodo di conoscenza... Ora, come un vero oracolo (quello che ha la memoria del futuro) si proietta soltanto nel passato. E allora sfilano come in una passerella finale il Laocoonte (soffre più dell'uomo del 2000) e il liuto, il tendaggio e la Venere archetipica, la donna inturbantata di Piero di Cosimo e l'arcoscenico fiammingo, il Castel Sant'Angelo e lo specchio rispecchiato... Che cosa altro amerà Carosone se non il calco del tempo?

SPECCHIO (vedi FOTOGRAFIA)
Altro enigma del doppio differente: da narciso alla TV. Nel lavoro di Carosone, lo specchio è presente sia come immagine che come metodo globale. La copia da antiche sculture e immagini: ecco uno specchio in funzione! Ognuno di questi lavori sembra come rispecchiato: è soltanto la firma e direi che non siamo davanti a uno specchio (a meno che Carosone abbia voluto firmare lo specchio e non l'opera)
E così Arianna si rispecchia nella malinconia che si doppia nel labirinto. Perché c'era uno specchio tra i giocattoli del piccolo Dionisio...

TEMPO (vedi MEMORIA)
Oggi coabita con ieri, e domani è appena passato.
In ogni lavoro si trova una inclinazione degli strumenti visivi (l'orologio, il teschio, la clessidra, l'indicazione dell'ora e dell'anno), ma ogni lavoro è anche una rappresentazione in atto del problema del tempo (che arriva a invertirsi: "Tempus filius Veritatis").
E Carosone viene a aggiungersi a tanti ricercatori dell'immagine e della parola (da Paolini a Borges, da Mariani a Savinio) che molti credono che rappresentino il proprio passato o il neoclassicismo o la tragedia dell'infanzia, mentre parlano soltanto (se così si può dire) del grande Problema.

VANITÀ (vedi SPECCHIO)
Una natura morta di nature morte: anche questo è il lavoro di Carosone. Spesso cita quest'antico "genere" artistico, proprio per facilitare il compito dello spettatore, mentre lo distoglie dal vero problema. II fumo e la musica, lo specchio e la candela, la scultura e il tendaggio sono anche l'eterna allusione ai Sensi. La ricerca d'una superficie "finta", che sia anche tattile e ottica, olfattiva e auditiva, visiva: sensuale insomma.
Come nella predica d'una nuova fin-de-siècle, Carosone parla della vanità delle vanità, alla vigilia d'un duemila non più duemila...

MAURIZIO FAGIOLO dell'ARCO



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